Padrenostro trae ispirazione dalla storia realmente accaduta di Alfonso Noce (nel Film Alfonso Le Rose) vicequestore di Roma della fine degli anni settanta, responsabile del nucleo antiterrorismo e padre del regista Claudio Noce.
La storia viene raccontata focalizzandosi sull’esperienza del figlio Valerio in un momento particolarmente intenso della vita della famiglia Le Rose, l’attentato ai danni di Alfonso.

Valerio assiste in prima persona al momento del tentato assassinio del padre e vede morire davanti ai suoi occhi uno degli attentatori, colpito dal fuoco incrociato.
Gli spari, il sangue e la morte, che prima di allora poteva solo ritrovare nelle fantasie dei disegni di Tex Willer, investono la sua vita da bambino “normale” mostrandogli le peggiori conseguenze della violenza. Il film prosegue considerando una serie di sfumature legate all’esperienza di Valerio, alla sua famiglia e al rapporto con il padre in uno sfondo che da l’impressione di mescolare realtà e fantasia, sogno e risveglio.

Lo sviluppo della trama poi apre a diverse possibili interpretazioni e conseguentemente a molteplici discussioni rispetto agli effetti di questo evento così traumatico sulla vita di Valerio. Cercando di non entrare troppo nello specifico, soprattutto al fine di non rivelare dettagli del prosieguo del film, possiamo fare comunque delle ipotesi su quelli che potrebbero essere i segni che un evento di questa violenza può lasciare dal punto di vista psicologico su una persona e soprattutto su un bambino.

C’è una premessa che è doveroso fare in questo senso: non è detto che un evento percepito come violento e traumatico debba automaticamente portare ad un disagio o ad un disturbo psicologico prolungato o cronico. A tal proposito ripropongo un costrutto che nell’ultimo periodo viene frequentemente utilizzato (spesso a sproposito), quello della resilienza. Quando si parla di questo costrutto in psicologia si intende sottolineare che l’individuo di fronte ad un evento traumatico, straordinario per la sua intensità e violenza, può rispondere attivando risorse che gli permettono di affrontare e superare l’evento, autoriparandosi e addirittura rafforzandosi .

Da ciò può quindi emergere una visione della persona che, a partire da eventi tragici, affronta attivamente un processo di cambiamento che lo conduce, con fatica e sofferenza, a trarre un beneficio e a costruirsi degli strumenti che gli permettono di avere uno sguardo nuovo sulle cose. Un bambino, in una situazione come quella vissuta da Valerio nel film, può mostrare una capacità sorprendente da questo punto di vista.

Come sappiamo però non sempre le cose vanno in questa direzione; in alcuni casi confrontarsi con la violenza di talune esperienze può generare una forte angoscia, uno stato sintomatologico importante legato anche alla sensazione di non aver alcun controllo sugli eventi, alla dimensione di fragilità della persona e alla sensazione tangibile che la sopravvivenza non è per forza data per scontato. Si considera a questo riguardo che lo sviluppo di un sintomo o di un disturbo possa avere una funzione addirittura protettiva per l’individuo se paragonato alla sensazione di annichilimento, di immobilità e di freezing che può derivare da questo tipo di esperienze.

L’ansia, il panico, la paura, la rabbia, l’aggressività e.. possono essere visti quindi come strumenti adattivi che vengono messi in campo per far fronte ad un evento eccezionale. Accanto a questo però può permanere la sensazione di un continuo stato di allarme o di pericolo imminente che porta la persona a riattivarsi di fronte a stimoli anche minimi che ricordino l’accaduto. L’intensità delle emozioni spiacevoli che si attivano e la difficoltà nel regolarle rendono talvolta “preferibile” distanziare tutto quello che ha a che fare con l’emotività compreso anche ciò che prima veniva vissuto come piacevole.

Tutto questo quindi non favorisce una nuova interpretazione dell’evento ma anzi lo mantiene sempre immutato e attuale, rivissuto ciclicamente in maniera ripetitiva e intrusiva. Nel racconto a tratti onirico di Padrenostro, la famiglia Le Rose porta avanti appunto la propria storia inseguita costantemente da quel momento che si ripresenta ad ogni rumore improvviso, ad ogni frenata inaspettata. Valerio non sa bene ancora che cosa potrà trarre da quel momento, in che modo sarà parte di lui, ma non sembra intenzionato ad esserne sopraffatto. Sgomita tra i brutti ricordi, lotta, cade e si rialza, cerca attorno a sé qualcosa che lo possa sostenere, che possa dare un senso alle cose e che sappia il più possibile di vita.

 

Autore: Dott. Francesco Zevolini