Parlare di emozioni in questo momento storico è particolarmente importante: ci stiamo confrontando con l’incertezza e il venir meno di ogni progettualità, costretti a cambiare prospettiva, ritmi, modo di vivere, a causa di un nemico che ci ha colti disarmati.

Tuttavia, la cronaca, già da diversi anni, ci costringe a porci domande, tuttora prive di risposta, su questioni altrettanto devastanti: sparatorie fra adolescenti, figli assassinati dai genitori, femminicidi, episodi di intolleranza e odio razzista. Le più efferate manifestazioni di violenza sfilano da anni sotto i nostri occhi lasciandoci la sensazione di aver perso il controllo sulle nostre vite.

Il libro di Goleman, “Intelligenza emotiva”, si propone come “una guida per dare un senso logico a ciò che sembrerebbe proprio non averne”. Da psicologo e giornalista del New York Times, l’autore delinea con estrema chiarezza i progressi compiuti nella comprensione scientifica dell’irrazionale: proprio come un male invisibile, esso può soggiogarci, ma non possiamo restare impotenti. Per poterci difendere, sappiamo di poter contare su numerosi studi riguardanti la nostra vita emotiva, basta essere pronti ad accogliere i suggerimenti che contengono. Oggi le moderne tecnologie ci permettono di conoscere i dettagli fisiologici sul modo in cui ciascuna emozione induce il corpo a un tipo di risposta molto specifico; la collera, la paura, la felicità, l’amore, la sorpresa, la tristezza rappresentano “inclinazioni biologiche” all’azione, che saranno inevitabilmente plasmate dalle esperienze personali e dalla cultura. Ogni evento significativo vissuto, ancor più se traumatico, verrà “salvato” come un file nel nostro hard disk cerebrale, e continuerà ad agire sotto la soglia della nostra consapevolezza quando ci troviamo in particolari condizioni psicofisiche. Le nostre memorie emotive condizionano buona parte dei nostri comportamenti, ma spesso di esse percepiamo solo gli effetti: sentirsi demotivati, sfiduciati, traditi; oppure ottimisti, empatici, determinati; tutto ha un’origine e divenirne consapevoli è il primo passo verso il benessere.

Nel suo libro, Goleman analizza lorigine delle emozioni, evidenziando il ruolo dell’amigdala e dell’ippocampo, l’importanza cruciale della memoria in tutti i nostri processi cognitivi ma anche in quei comportamenti apparentemente immotivati che l’autore definisce “sequestro emozionale” o “Amygdala Hijack”: tali espressioni si riferiscono a tutte quelle reazioni incontrollate che portano all’intolleranza, alla incomunicabilità, finanche alle violenze più efferate. “A tutti gli effetti abbiamo due menti”, sostiene Goleman, “una che pensa, laltra che sente”; normalmente esse si integrano reciprocamente, anche se associate a distinti circuiti cerebrali interconnessi tra loro; tuttavia, nelle “emergenze emozionali”, continua l’autore, le aree cerebrali collegate alle emozioni prendono il sopravvento su tutte le altre, compresi i centri del pensiero.

Ecco perché risulta di fondamentale importanza il concetto di intelligenza emotiva: La capacità di motivare sé stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni; di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione; di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare; e ancora la capacità di essere empatici e di sperare (Goleman).

Si tratta dunque di una “meta-abilità” che determina il modo in cui ci serviamo delle nostre competenze, incluse quelle intellettuali, al fine di raggiungere obiettivi. Essa si esprime, secondo la concezione di Salovey e Mayer riportata da Goleman, in cinque ambiti principali:

  •  Consapevolezza di sé: riconoscere in ogni momento i propri sentimenti al fine di prendere decisioni consapevoli.
  •  Dominio di sé: la capacità di gestire le proprie emozioni per mantenere un atteggiamento costruttivo: calmarsi, ridurre l’ansia, accettare la tristezza senza farsi sopraffare, gestire l’irritazione evitando che si trasformi in uno scoppio d’ira distruttivo. Una buona padronanza delle proprie emozioni permette di affrontare e di superare i momenti di difficoltà, qualità che in psicologia viene chiamata “resilienza”.
  •  Motivazione: la capacità di provare entusiasmo e perseverare, nonostante insuccessi e frustrazioni, nel perseguimento dei propri personali obiettivi; essere ottimisti e inclini alla speranza.
  • Empatia: la capacità di riconoscere le emozioni altrui. L’empatia si basa innanzitutto sulla consapevolezza delle proprie emozioni, senza la quale non vi può essere coscienza delle emozioni altrui.
  • Gestione delle relazioni: la capacità di relazionarsi agli altri influenzandone positivamente le emozioni. Si tratta dunque di sviluppare quelle abilità sociali che consentono di interpretare adeguatamente le situazioni e di interagire efficacemente con gli altri.

La capacità di regolare le emozioni è considerata una delle più importanti caratteristiche dell’intelligenza emotiva; la buona notizia è che non è mai troppo tardi per diventare “emotivamente intelligenti”, ma questo traguardo comporta un adeguato allenamento: di questo devono occuparsi principalmente la famiglia (offrendo modelli adeguati) e la scuola. A tal proposito va anche considerata la funzione “abilitante” della psicoterapia: prevenire il disagio e il malessere psichico può evitarci di soffrire più a lungo; acquisire consapevolezza, abilità di comunicare in modo efficace, capacità di immedesimarsi nell’altro, non può che favorire il benessere globale della persona.

Dott.ssa Milena Ferraro

 

Ph. credits: Ella Meyer