⚠️Cosa sono?

Le fobie specifiche rientrano nello spettro dei disturbi d’ansia.

Si definisce fobia specifica una paura spropositata (o un forte disgusto) rispetto alla reale pericolosità dello stimolo e specifica nei confronti di un oggetto o di una condizione particolare, come ad esempio la paura di volare o la paura dei ragni. Tali fobie possono essere verso: animali, fenomeni naturali, sangue e ferite o situazioni specifiche. In psicologia tutto ciò che può scatenare una reazione si definisce trigger.

Nella maggior parte dei casi, le persone si rendono perfettamente conto di quanto le loro paure siano esagerate e irrazionali, ma ciò non modifica la comparsa e la costante presenza di un forte malessere, spiegabile solo quando associato a quel trigger specifico. Di solito, l’unico modo che il soggetto ha per ridurre la forte ansia sperimentata è evitare l’oggetto.

Non è detto che la fobia in sé sia un problema nella vita della persona, ma lo diventa quando va a minare, in qualsiasi modo, la qualità della sua vita, quando il soggetto vive la presenza della fobia in modo ego-distonico (non in armonia con i propri bisogni) o quando può danneggiare qualcun altro (per esempio, un genitore che non può accompagnare più il figlio in un determinato posto).

 

⚠️Come nascono le fobie?

Le fobie nella maggior parte dei casi si presentano in seguito a dei condizionamenti negativi. Il condizionamento, in generale, è un processo che tutte le specie animali utilizzano per apprendere nuovi comportamenti. I condizionamenti possono essere di due tipi “classico”, “operante” o attraverso il modeling (“Alcune delle tecniche comportamentali e parte delle tecniche cognitive più utilizzate nel trattamento delle fobie”.). Le persone imparano grazie ai condizionamenti ad associare stimoli e risposte in modo implicito (osservando gli altri) o esplicito (sperimentandoli in prima persona).

Un esempio di condizionamento positivo (ossia funzionale per l’individuo) potrebbe essere quello di associare i burroni a qualcosa di pericoloso, magari perché nostro zio l’anno scorso cadendo si ruppe una gamba. Un altro esempio positivo potrebbe essere il vendere un prodotto come dei sali da bagno associandoli in una pubblicità a una musica rilassante, in modo che gli spettatori possano giorno dopo giorno vedere quei sali come qualcosa di realmente rilassante senza nemmeno averli provati.

Lo stesso meccanismo vale per le fobie, ma in quel caso il condizionamento si definisce negativo, poiché i due stimoli appresi in associazione nuocciono all’individuo.

Due esempi: una ragazza prova un malessere (nausea e vomito) durante una competizione sportiva e da quel giorno non riuscirà più a gareggiare perché tende ad associare il malessere non a un momento casuale, ma alla corsa. Un bambino, condizionato dal fatto che al papà fanno schifo i ragni e che vengono rappresentati come creature mostruose, in modo totalmente inconsapevole, sperimenta per loro una fortissima avversione tanto da impedirgli addirittura il sonno se per caso ne ha visto uno il giorno prima, e la mamma non era riuscita ad ucciderlo.

 

⚠️Sintomi

I sintomi delle fobie specifiche sono di vario tipo e vanno dall’intollerabilità rispetto alla presenza dell’oggetto e dall’impossibilità di trovarsi in una determinata situazione (tentativi di vero e proprio evitamento) a sintomi più “fisici” come tachicardia, difficoltà a respirare, disturbi gastrici, nausea, mal di testa, sudorazione eccessiva ecc, sintomi tipici appunto dell’ansia.

 

⚠️Come si trattano?

In psicologia vengono spesso utilizzate delle tecniche di “esposizione” che permettono all’individuo di abituarsi (o in questo caso ri-abituarsi) piano piano alla fonte che provoca disagio. A prescindere dall’orientamento del terapeuta il soggetto viene accompagnato a confrontarsi con la propria paura e ciò può essere fatto in “immaginazione”, in “vivo” o con entrambi i metodi. L’obiettivo è quello di favorire l’estinzione della paura legata allo stimolo, facendo sì che la persona apprenda il comportamento positivo ed elimini l’atteggiamento disfunzionale. L’esposizione permette al soggetto di interiorizzare l’idea che può affrontare lo stimolo temuto in modo efficace. Gli approcci cognitivi riguardano in particolare la convinzione del soggetto di essere in grado di gestire sia lo stimolo che lo stress che ne potrebbe derivare.

 

Dott.ssa Sabrina Masetti

Dott.ssa Irene Certini

 

Bibliografia

Kring A. M., Johnson S. L., Davison G. C., Neale J. M. (2017), Psicologia clinica, Zanichelli, Bologna (ed. orig: 2016, AbnormalPsichology, John Wiley&Sons)

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, DSM-5. Arlington, VA. (Tr. it.: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014).