La temperatura si è innalzata, il sole ormai persiste fin dopo l’ora di cena e le nostre tv ci mostrano senza scampo immagini vivaci delle partite degli Europei o di spiagge gremite: è estate. Quell’estate che, nel nostro immaginario, è legata a doppio filo all’idea di una luminosa ed agognata rinascita. Forse hai già fatto almeno una dose del vaccino anti COVID-19. Probabilmente, hai almeno un amico che si è lanciato a capofitto nella ricerca di destinazioni per le vacanze, voli ed alberghi. Quante cose abbiamo fantasticato e rimpianto negli scorsi mesi? Adesso alcune di queste sono nuovamente possibili, a portata di mano, tanto che approfittarne sembra l’unica risposta logica.

Eppure, a volte sembra che tutto sia pronto a ripartire, tranne noi. Ovunque si respira aria di ripartenza, ma a tratti
ci pare di non riuscire a respirarla a pieni polmoni. Una sensazione ormai fin troppo familiare. E mentre gli altri sembrano avere così tante energie e progetti incondizionati, nella tua mente si fa strada il dubbio: “… forse sono strano/a io?”.

In realtà, anche al di fuori delle criticità specifiche della pandemia, i mesi estivi non sono solo rose e fiori, sapore di sale e sole a catinelle. Certo, per molti l’estate è il periodo dell’anno che più permette svago, relax e divertimento. Tuttavia, per alcune persone la stagione estiva può essere fonte di stress e difficoltà. Esistono delle forme stagionali dei disturbi dell’umore: è il cosiddetto SAD (Seasonal Affective Disorder – Disturbo Affettivo Stagionale). Stando alle conoscenze attualmente disponibili in merito, il SAD si manifesta soprattutto durante l’inverno, ma in alcuni casi le flessioni depressive dell’umore ed altri sintomi specifici possono presentarsi anche in corrispondenza dell’estate. Inoltre, la stagione estiva può innescare preoccupazioni e profonde insicurezze in chi vive una relazione conflittuale con la propria immagine corporea. L’estate, sotto vari punti di vista (come l’abbigliamento o il maggior tempo a contatto con gli altri durante le vacanze) può far sentire gli individui “esposti”, intensificando la pressione legata a standard perfezionistici ed impattando sull’autostima.

Questi elementi possono essere particolarmente critici in chi è vulnerabile ai pattern comportamentali e agli schemi di pensiero ripetitivo caratteristici dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare).
Ecco, prendete tutto questo ed aggiungeteci le specificità del momento storico che ci troviamo a vivere. A volte il mondo “là fuori” può sembrare disorientante e quasi surreale.

Non dobbiamo stupirci se ci sentiamo disconnessi da ciò che ci circonda ed esausti dopo aver completato un briciolo di ciò che eravamo soliti fare. Allo stesso modo, non dobbiamo credere di essere i soli a cui capita di sentirsi così. Il pensiero di tornare alla vita di prima è causa di malessere, ansia e stress per molte persone. Sono esperienze comuni anche i pensieri sul non avere più niente di interessante da dire, non essere più capaci di adattarsi alla vita sociale ed intrattenere una conversazione o sul trovarsi intrappolati in canovacci sociali vissuti come forzati. Contribuisce anche la preoccupante consapevolezza che, per quanto ridotto, il rischio sanitario non è ancora del tutto debellato.

Secondo uno studio condotto all’inizio del 2021 dalla American Psychological Association (APA), circa un adulto su due riferisce preoccupazioni rispetto al futuro e disagio nel riprendere familiarità con le interazioni faccia-a-faccia e le relazioni sociali dopo la pandemia. I giovani della Generazione Z (1995-2010) sono la fascia di età che riporta il peggioramento più marcato nella propria salute psicofisica: sono molto frequenti alterazioni dei ritmi del sonno,
fluttuazioni indesiderate del peso corporeo e sentimenti di profonda solitudine.

Dopo un anno in cui ci siamo visti costretti a pensare i contatti con le altre persone come pericolosi e da evitare il più possibile, messi di fronte alla prospettiva della ripartenza, ci scopriamo confinati tra le cinte murarie di un fortino fatto di isolamento ed evitamento. La casa da cui ci sentiamo talvolta soffocati è anche, al contempo, l’unico luogo sicuro a fronte della minaccia che incombe “là fuori”. C’è addirittura chi parla di “FOGO” (Fear of Going Out – Paura di andare fuori), per descrivere questo fenomeno. L’espressione è un adattamento della cosiddetta FOMO (Fear of Missing Out – Paura di rimanere escluso), studiata in relazione all’uso estensivo dei social, di Internet e degli smartphone. Abbandonare questo schema mentale non è così semplice ed immediato come vorremmo.

L’estate che si sta aprendo di fronte a noi merita una particolare attenzione, proprio come meritano comprensione il nostro corpo e la nostra mente (che tanto hanno sopportato in questo periodo senza precedenti). Dunque, che fare? Prova a condividere le tue emozioni con le persone a te vicine: probabilmente saranno in grado di capirti e connettersi col tuo vissuto, perché è molto più comune di quanto credi. Prenditi il tuo tempo: nessuno dice che devi ricominciare a fare tutto subito. Se ti senti sopraffatto/a prova a ricominciare ad esporti al mondo esterno in modo graduale. Infine, se il rimuginio, l’ansia ed il disagio provato rispetto alle situazioni sociali compromette significativamente la tua vita, ricorda sempre che non c’è niente di male nel ricorrere all’aiuto di un professionista.

 

Autrice: Benedetta Tonini

Supervisora: Dott.ssa Sabrina Masetti

 

Bibliografia:

American Psychological Association, Stress in America 2021. One year later: a new wave of pandemic health concerns.

Jade Scipioni, Tips to fight pandemic FOGO (fear of going out) and get back to life, according to psychologists, CNBC.

Jamie Ducharme, Seasonal Depression Doesn’t Just Happen in the Winter. Here’s What to Know About Summertime Sadness.

Emily Roberts, How Summer Triggers Body Image Issues, Hartstein Psychological.