MOMO alla conquista del tempo” è un cartone animato (regia Enzo D’Alò) del 2001, tratto dall’omonimo romanzo di Michael Ende, con le musiche di Gianna Nannini.

Nonostante siano passati 21 anni, è ancora molto coinvolgente ed attuale e ci ricorda l’importanza di “perdere tempo” nelle nostre vite e di curare profondamente le relazioni con le persone a cui vogliamo bene. Ai bambini insegna l’importanza di essere spensierati, di fare amicizie sincere, di darsi agli altri. Agli adulti ricorda che è facile farsi prendere dai ritmi sfiancanti delle nostre società, ma insegna anche che c’è sempre tempo per fermarsi un attimo e ripartire, per cambiare direzione se non stiamo più bene lì dove siamo, tornando alle cose essenziali della vita, quelle che ci fanno avere il cuore leggero.

La protagonista, una bambina orfana (Momo) che arriva in città, inizia a incontrare tante persone con cui stinge legami importanti grazie al suo modo di essere, da Gigi che diventa come un nonno per lei ai suoi amici Enzo, Bruno e Livia, con cui gioca spensierata.

“Quando gli altri ti stanno accanto, cominciano a pensare con il cuore e non con la testa” le dice Gigi un giorno.

Tutto però cambia in fretta perché “i signori grigi” stanno prendendo il potere, vogliono rubare tutto il tempo agli uomini (che serve loro per sopravvivere), ingannandoli e costringendoli a “ottimizzare” il tempo, perdendo così i piaceri della vita, come il riposo, gli amici, le risate o la noia. I signori grigi hanno istituito una “banca del tempo” in cui immagazzinano il tempo rubato alle persone e lo utilizzano per il proprio tornaconto personale.

Momo valorizza la noia

Questo cartone educa al valore della noia, sottolinea in modo leggero l’importanza che questa ha per allenare la nostra creatività e per trovare e capire noi stessi. Viviamo in un periodo storico in cui cerchiamo tutti i giorni di combattere la noia e le attese, lo era il 2001, ma lo è ancora di più il 2021. Il capitalismo oltre a generare sempre più disuguaglianze, considera le nostre pause come momenti di pigrizia. Nel cartone i protagonisti grazie ai “momenti di niente” riescono a comprendere davvero l’essenza della vita e della felicità. Se infatti cerchiamo di rispondere alla noia non con soluzioni esterne passive (es. guardare lo smartphone), ma in modo attivo (es. vedere per la prima volta una situazione da un punto di vista nuovo) avremo sfruttato a nostro favore questa spinta vitale, questo iniziale fastidio che ci porta a cercare soluzioni creative dentro di noi.

Momo ci insegna a ripensare il tempo

Nel cartone si parla di “banca del tempo” che in questo caso ha un’accezione negativa, ma possiamo pensarla invece al positivo. Le banche del tempo esistono, ma con alla base la gratuità. Queste banche permettono alle persone di scambiare il loro tempo per aiutarsi a vicenda. Gli scambi infatti devono essere reciproci e il tempo può essere scambiato in base alle proprie competenze e al proprio tempo da dedicare (es. si può scambiare un passaggio in macchina per un aiuto tecnico per un problema al computer). Questo tempo barattato permette sia di rispondere ai bisogni degli altri che di valorizzare le proprie capacità, creando una rete di relazioni sociali di mutuo aiuto.

Questi aspetti ci ricordano l’importanza di educare i più giovani a sentirsi parte di qualcosa in modo che possano essere cittadini attivi del futuro.

Momo ci ricorda infine come i valori: della cooperazione, dell’amicizia, dell’amore, possano essere la nostra scelta nel raggiungimento della felicità.

 

Autrice: Dott.ssa Irene Certini

Revisore: Dott. Stefano Cosi