Stand by me è un film del 1986 la cui trama si svolge durante un giorno d’estate. Più precisamente, l’intera storia è il racconto di un (presunto) ricordo di uno dei personaggi della pellicola, che fa anche da voce narrante.

In questa avventura sono coinvolti Gordon, detto ‘Gordie’, Teddy, Van e Chris, quattro giovani amici che decidono di andare alla ricerca del corpo di un loro coetaneo scomparso di recente. Lascio al lettore i dettagli di come i ragazzi siano venuti a conoscenza del  posto in cui trovare il cadavere del ragazzo e delle peripezie che dovranno affrontare per raggiungerlo, spinti dalla brama di notorietà.

Il titolo riportato correttamente è “Stand by me – Ricordo di un’estate”. Questo titolo in realtà potrebbe offrire un’altra visione della storia, cioè quella del ricordo e della narrazione di un evento passato per come viene ricordato.

Infatti, la voce narrante che accompagna la storia (come ci viene presentata visivamente) sembra a volte stonare con la drammaticità degli eventi vissuti dai protagonisti talvolta assolutamente tragici.

Per tutto il film il protagonista ripercorre quel giorno come il ricordo di una scanzonata avventura dell’infanzia e appare a volte quasi nostalgico di quei momenti sottolineando il profondo legame di amicizia e lealtà che legava gli avventurieri.

Potremmo considerare questa scelta stilistica come volta a voler dimenticare o voler nascondere gli eventi più tragici di quel momento mettendoli in secondo piano rispetto all’ideale di unione fraterna tra i protagonisti; questa potrebbe essere senz’altro un’interpretazione ma proviamo a considerare un aspetto alternativo.

Nel contesto della storia trovano spazio fin da subito tutte le problematiche che permeano la vita dei protagonisti. Ripercorrendo nella memoria quel piccolo viaggio il narratore ritrova sia i momenti di spensieratezza sia i rischi e i pericoli dell’avventura, ma anche le sofferenze delle vite dei giovani personaggi. Il tono del narratore/scrittore sembra dare così una forma differente alla storia, il ricordo viene ri-narrato, ricostruito con l’obiettivo di voler dare una guarigione definitiva alle profonde cicatrici dell’infanzia. La vita e la morte, il gioco e la tragedia si fondono per dare vita ad una nuova storia in cui ogni elemento è necessario ma dove la lettura finale sembra essere di beneficio, quasi terapeutico, a chi la racconta.

A partire da questo potremmo brevemente considerare quegli aspetti della memoria che potrebbero permettere una lettura di questo genere. Il ricordo degli eventi può essere spesso poco affidabile rispetto a quanto si è “realmente” vissuto: i nessi associativi tra gli eventi ricordati spesso si allentano; la causa e l’effetto possono invertirsi; gli stati emotivi del momento, soprattutto quando particolarmente intensi, possono influenzare la natura del ricordo rendendolo intrusivo o sottolineando gli aspetti maggiormente negativi (o positivi). Tutto questo potrebbe non essere molto utile quando il ricordo deve essere attendibile (come, ad esempio, in una testimonianza in tribunale). D’altro canto, lascia alla persona un certo spazio di manovra per potergli permettere una rilettura come quella di cui abbiamo parlato sopra, per elaborare un evento traumatico come quello di una perdita, con un occhio differente, dando spazio ad altri significati e di conseguenze ad altre possibilità.

Gordie ricorda molto bene gli eventi di quell’estate, li ha portati con sé a lungo. Riscrivendoli però, in quel momento, compie una scelta: sceglie di raccontare una storia sull’amicizia attraverso gli eventi di un’avventura che alla fine gli hanno dato la possibilità di evolversi nella persona che è.

 

Autore: Dott. Francesco Zevolini

Revisora: Dott.ssa Sabrina Masetti