È una serie tv nata nel 2017, ambientata negli USA e tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood del 1985.

Ci troviamo in un futuro distopico non molto lontano dal modo di vivere attuale, poiché l’inquinamento ha raggiunto dei livelli altissimi, al limite della compatibilità con la vita degli esseri umani, e in cui la fertilità sta drasticamente calando.

In questa società un gruppo di sovversivi vuole prendere il controllo con la scusa di salvare la città dalla piaga dell’infertilità e di ripopolare il mondo, utilizzando un regime totalitario e teocratico, deumanizzante da un punto di vista dei diritti umani.

Questi gruppi inizialmente formati da uomini e donne, decidono innanzitutto di dividere la società in modo gerarchico e profondamente patriarcale. All’apice ci sono le famiglie (formate esclusivamente da coppie eterosessuali) che detengono il potere. All’interno di ogni famiglia è però il marito (chiamato Comandante) che prende tutte le decisioni e la moglie ha il compito di gestire la casa.

Un futuro che sa di un passato non troppo remoto, un passato che se accolto e interiorizzato ci dovrebbe insegnare a non ricadere negli stessi errori, ma a tenere viva l’attenzione sulle ingiustizie ancora oggi presenti nelle nostre società.

È a questo punto che entrano in gioco le ancelle, uniche donne fertili della città di Gilead (la nuova Boston) che non hanno più un nome proprio, ma un solo scopo, quello di dare un figlio alla famiglia in cui vengono inserite (infatti vengono chiamate “Di e il nome del marito a cui sono assegnate”). Il loro non è più un corpo con delle passioni, dei sentimenti o delle voglie, ma semplicemente un contenitore da riempire che non appartiene a loro. Per questo ogni mese viene istituito un rituale, in cui le ancelle vengono stuprate dal marito in presenza della moglie, finché non rimangono incinte, per poi, una volta partorito, passare a un’altra famiglia.

Questa serie, oltre ad essere dal mio punto di vista molto coinvolgente, parla direttamente a ognuna e ognuno di noi. Parla della pericolosità dei sistemi patriarcali su cui ancora sono basate gran parte delle società in cui viviamo e parla di sorellanza, di quanto sia importante ripartire dalla solidarietà tra donne per uscire dalle situazioni più critiche e da quanto questa possa essere una reale potenza per la costruzione di un mondo migliore perché più equo e sostenibile. Un tipo di solidarietà che guarda all’autenticità delle relazioni tra persone che non protegge o asseconda a prescindere, ma che si basa su un profondo interesse per l’altro, che agisce per il suo bene e per la sua fioritura personale.

A volte ci adagiamo sulle scelte più semplici della vita, per risolvere subito una questione e non andiamo in profondità. Se non facciamo analisi profonde del contesto in cui viviamo, delle nostre relazioni, dell’amore e del rispetto verso gli altri è un attimo trovarsi in un futuro distopico che non avremmo mai desiderato. Non dimentichiamoci infatti che alcune persone nel mondo si trovano già dentro a regimi in cui non hanno nessuna libertà di scelta.

Noi, donne e uomini, possiamo essere June, la protagonista, cercando di resistere, ognuno con le proprie forze e le proprie peculiarità, ai momenti più difficili della nostra vita; non lasciandosi andare ricercando solo cose semplici, ma dando sempre voce alla complessità della realtà che ci circonda. Aiutando chi non ce la fa da solə e chiedendo aiuto quando siamo noi a non farcela più, senza lasciare indietro nessuno.

Vedere questa serie o leggere il libro ti permetterà di riflettere sul tipo di futuro che desideri e su quali azioni puoi ad oggi già iniziare a mettere in pratica, perché tu possa partecipare alla costruzione della versione di un futuro che sia davvero equo, paritario e sostenibile.

Autrice: Dott.ssa Irene Certini

Supervisora: Dott.ssa Sabrina Masetti