La Light Therapy, così come la conosciamo oggi in occidente, ha iniziato a svilupparsi negli anni ’80, anche se ha origini antiche, poiché le terapie del sole esistevano già 15 secoli a.c nella medicina cinese, indù e egiziana (Choukroun & Geoffroy, 2019). Grazie a diversi studi, i ricercatori compresero la sua efficacia anche nel campo della psichiatria, in particolare nella cura del Disturbo Affettivo Stagionale (SAD), che, se presente, porta a una serie di alterazioni negative dell’umore con l’arrivo dell’autunno (in percentuale maggiore) o della primavera (in percentuale minore) (Golden et al., 2005). Ad oggi si trova nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) come un sotto-insieme dei disturbi dell’umore (per essere diagnosticato la persona deve sperimentare i sintomi della depressione per due inverni consecutivi con remissione in estate).

La letteratura recente conferma l’efficacia di questa terapia anche nella cura di altri disturbi dell’umore o del sonno, mostrando in alcuni casi nessuna differenza tra questa terapia e quella farmacologica (Geoffroy et al., 2019); gli ultimi studi infatti consigliano di combinare la fototerapia con le terapie farmacologiche in modo da ottimizzare le risposte dei pazienti (Geoffroy et al., 2020).

La Light Therapy può interessare diversi tipi di persone, poiché, oltre ai classici problemi di depressione o insonnia, molti individui, a causa del loro lavoro (jet leg o turni notturni), cambiano continuamente i ritmi circadiani e può accadere che fatichino a adattarvisi (Terman & Terman, 2005). In questi casi, l’efficacia di antidepressivi e stabilizzanti dell’umore è data proprio dal fatto che vanno ad influire sul ritmo circadiano e sulla produzione di serotonina (Lee, 2019).

 

Cosa sono i ritmi circadiani?

Il nostro corpo ogni giorno si comporta come una sorta di orologio interno, compiendo delle variazioni cicliche sempre uguali nell’arco delle 24h. Questo ci permette, per esempio, di riposarci durante la notte e accumulare le energie necessarie per affrontare la giornata in modo attivo (Torres et al., 2013). Le seguenti tabelle riassumono le informazioni di uno studio di Iannitelli & Biondi (2020) e mostrano i cambiamenti che compie il corpo di un essere umano medio che vive in occidente durante una giornata.

 

Orari 6-9 9-12 12-15 15-18
Attività Attivazione

corporea

Raggiungimento della massima concentrazione Attività digestiva che causa sonnolenza Nuova attivazione
Cambiamento

biologico

Diminuzione

Melatonina e aumento cortisolo

Aumento cortisolo e aumento temperatura corporea Il sistema nervoso parasimpatico informa il corpo di rallentare e gli alti livelli di glucosio stoppano la produzione di orexina, necessaria all’attività di veglia Aumento temperatura corporea e massima efficienza di cure e polmoni

 

Orari 18-21 21-24 24-3 3-6
Attività L’organismo inizia a rallentare Necessità di coricarsi Tutti gli organi si rilassano Il corpo si prepara in modo graduale al risveglio
Cambiamento biologico Fegato e intestino digeriscono difficilmente grassi e zuccheri Produzione di melatonina da parte della ghiandola pineale, la temperatura inizia a scendere La melatonina raggiuge i valori massimi La melatonina inizia a diminuire e la temperatura corporea è al minimo

 

Un’alterazione di questi ritmi può causare, come detto prima, diverse problematiche per la persona, come l’insonnia e tutti i sintomi che ne derivano (Martinez et al., 2008) o come l’acutizzarsi di alcuni disturbi psichiatrici, tra cui il disturbo bipolare, il disturbo ossessivo-compulsivo o il Disturbo Depressivo Maggiore (Iannitelli & Biondi, 2020).

La luce permette infatti a ognuno di noi di regolare alcune funzioni del nostro organismo in modo spontaneo e naturale tra cui il tono dell’umore e il sonno (ma non solo).

 

Come funziona la Light Therapy?

“La terapia della luce riporta il ritmo sonno/veglia alla regolarità persa, garantendo la produzione di melatonina e serotonina tutte le volte che si verifica una de-sincronizzazione generata da fattori esogeni (jet leg, lavoro notturno, inverno) o endogeni (depressione) […]” (Istituto di psicopatologia).

L’esposizione alla luce (in questo caso artificiale) consente da un lato la produzione dell’ormone “serotonina”, associato all’umore positivo e a un miglior funzionamento delle abilità cognitive, e dall’altro blocca la produzione di melatonina (normalmente inibita con la luce solare), che invece è molto importante per il riposo. Con il buio all’opposto i livelli di melatonina aumentano generando la sensazione di stanchezza, necessaria all’addormentamento.

 

La persona sottoposta a questa terapia viene esposta a 10.000 lux emessi da una lampada costruita ad hoc, per circa 30-70 minuti ogni seduta (preferibilmente la mattina dalle 8 alle 10). È necessario tenere gli occhi aperti per tutta la durata della seduta, infatti si tratta di una luce che non provoca nessun tipo di danno né agli occhi né alla pelle e non dà fastidio durante l’esposizione (è possibile svolgere delle attività come la lettura ad esempio). Per quanto riguarda il numero delle sessioni e la presenza di eventuali effetti indesiderati è il dottore a decidere in modo personalizzato la durata del percorso che può andare da 2 giorni a 2 mesi circa, poiché per conoscere le variabili esatte che influiscono sull’efficacia di questa esposizione, sono necessari ancora molti studi per permettere maggiori diffusioni di questa pratica alla popolazione generale (Geoffroy, 2020) (Istituto di Neuroscienze).

 

La luce solare è diversa?

I lunghi periodi che abbiamo dovuto passare in casa, ormai per più di un anno, aiutano a riflettere sull’importanza di esporre il nostro corpo alla luce. Sappiamo infatti che gli episodi depressivi legati al SAD colpiscono maggiormente i paesi nordici, dove le persone sono esposte a periodi di buio significativamente maggiori (Kring et al., 2017). Ovviamente con le dovute accortezze (in primis non decidendo di uscire nelle ore più calde e mettendosi sempre crema solare e cappello, poiché i danni alla pelle provocati dai raggi UV possono essere anche molto gravi), passare queste giornate estive all’aria aperta potrebbe influire positivamente sull’umore, oltre ad avere molti altri benefici (aumentare le difese immunitarie, migliorare la circolazione, rinforzare le ossa ecc.). Iniziare queste buone abitudini in estate, per portarle avanti, quando possibile, anche nel periodo invernale, potrebbe aiutare nel mantenimento di uno stato dell’umore positivo. Sapendo che la luce ha effetti positivi sia sull’umore che sugli apprendimenti (Fernadez et al., 2018), sarebbe interessante indagare attraverso nuovi studi le variazioni sui disturbi dell’umore e/o sull’insonnia in persone che per lavoro o per hobby passano gran parte delle loro giornate esposti alla luce solare e confrontarli con i risultati che provengono invece da studi che utilizzano la luce artificiale, in modo da ampliare il ragionamento sulle possibilità di costruire ambienti di vita e lavoro che garantiscano almeno a livello ambientale, una base sicura di benessere.

 

Autrice: Dott.ssa Irene Certini

Revisora: Dott.ssa Sabrina Masetti

 

Bibliografia:

Choukroun J, Geoffroy PA. Light therapy in mood disorders: a brief history with physiological insights. Chronobiol Med 2019;1:3–8.

Fernandez, D. C., Fogerson, P. M., Ospri, L. L., Thomsen, M. B., Layne, R. M., Severin, D., … & Hattar, S. (2018). Light affects mood and learning through distinct retina-brain pathways. Cell, 175(1), 71-84.

Geoffroy, P. A. (2020). The light of hope in antidepressant strategies. Chronobiology in Medicine, 2(2), 57-60.

Geoffroy, P. A., Schroder, C. M., Reynaud, E., & Bourgin, P. (2019). Efficacy of light therapy versus antidepressant drugs, and of the combination versus monotherapy, in major depressive episodes: A systematic review and meta-analysis. Sleep medicine reviews, 48, 101213.

Golden, R. N., Gaynes, B. N., Ekstrom, R. D., Hamer, R. M., Jacobsen, F. M., Suppes, T., … & Nemeroff, C. B. (2005). The efficacy of light therapy in the treatment of mood disorders: a review and meta-analysis of the evidence. American Journal of Psychiatry, 162(4), 656-662.

Iannitelli, A., & Biondi, M. (2020). Il contributo italiano agli studi sui ritmi biologici implicati nei disturbi psichiatrici. Rivista di Psichiatria, 55(1), 1-3.

Istituto di Neuroscienze, disponibile al sito https://istitutodineuroscienze.it/index.php/terapie/terapie-di-neuromodulazione/luce-terapia/

Istituto di psicopatologia, disponibile al sitohttps://www.istitutodipsicopatologia.it/terapia-della-luce/

Kring A. M., Johnson S. L., Davison G. C., Neale J. M. (2017), Psicologia clinica, Zanichelli, Bologna (ed. orig: 2016, AbnormalPsichology, John Wiley&Sons)

Lee, H. J. (2019). Is advancing circadian rhythm the mechanism of antidepressants?. Psychiatry investigation, 16(7), 479.

Martinez, D., Lenz, M. D. C. S., & Menna-Barreto, L. (2008). Diagnóstico dos transtornos do sono relacionados ao ritmo circadiano. Jornal Brasileiro de Pneumologia, 34(3), 173-180.

Terman, M., & Terman, J. S. (2005). Light therapy. Principles and practice of sleep medicine, 4, 1424-1442.

Torres, J. S. S., Cerón, L. F. Z., Amézquita, C. A. N., & López, J. A. V. (2013). Ritmo circadiano: el reloj maestro. Alteraciones que comprometen el estado de sueño y vigilia en el área de la salud. Morfolia, 5(3).