Per omo bi transfobia si intende la paura o il disagio che può manifestarsi come disprezzo verso le persone che non sono etero e/o il loro sesso biologico non corrisponde alla loro identità di genere (un odio rivolto a tutte le persone che non sono cisgender). Le conseguenze di un atteggiamento omo bi transfobico possono essere molto gravi per le persone che lo subiscono, poiché sia la violenza psicologica che quella fisica portano a serie ripercussioni nella vita di una persona a livello personale e sociale, non permettendo loro di essere libere.
Viviamo in una società e in un periodo storico in cui c’è ancora molta strada da fare per far sì che tutte le persone abbiano pari diritti e possibilità di crescere in modo equo.
In Italia le persone LGBTQIA+ sono ancora ampiamente discriminate, il report dell’European Union Agency for fundamental Rights nel 2020 scrive:
- Il 62% delle persone decide di non tenere per mano in pubblico il proprio partner.
- Il 30%, di non frequentare alcuni luoghi per paura di aggressioni.
- Solo il 39% dichiara apertamente di essere Lgbt, rispetto a una media europea del 47%.
Per quanto riguarda le discriminazioni:
- Il 23% degli italiani dichiara di sentirsi discriminato sul lavoro.
- Il 40% di essersi sentito discriminato in almeno un ambito della propria vita nell’anno precedente all’indagine.
Per quanto riguarda gli attacchi diretti all’incolumità della persona:
- Il 32% del campione italiano ha dichiarato di essere stato molestato nell’anno precedente all’indagine.
- l’8% di aver subito un’aggressione fisica nei 5 anni precedenti.
- 16% di aver denunciato questi episodi alle forze dell’ordine.
L’omo bi transfobia non rientra tra le fobie del DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), poiché si tratta di un fenomeno contestuale e culturale che nasce laddove è venuta meno l’attenzione o sono mancate le risorse per crescere in un ambiente inclusivo.
Inoltre, quando le persone sperimentano la paura per qualcosa le reazioni principali sono la fuga o l’attacco (esempio: nel primo caso possono decidere di non vedere il “problema” dicendo “i gay possono fare quello che vogliono a me non interessa” o “a cosa servono tutti questi termini?!” oppure nel secondo caso utilizzare, come detto prima, la violenza psicologia: insultando e/o discriminando o quella fisica, arrivando ad aggressioni che mettono anche in pericolo la vita delle persone).
In ogni caso, esiste una scala psicometrica (scala Riddle) per misurare l’atteggiamento omofobico di una persona. La scala indaga i seguenti costrutti: repulsione, pietà, tolleranza, accettazione, sostegno, ammirazione, apprezzamento, assimilazione.
Un conteso culturale in cui prevale questa attitudine porta le persone LGBTQIA+ a strutturare quella che viene definita “omofobia interiorizzata”, ovvero l’“interiorizzazione da parte delle persone gay, lesbiche, bisessuali e trans (LGBT) dei pregiudizi, dei pensieri, degli atteggiamenti e dei sentimenti negativi che la società nutre verso l’omosessualità in generale e verso le persone LGBT in particolare”. L’omofobia interiorizzata sappiamo essere correlata a sintomi depressivi e ansiosi, bassa autostima e riduzione del senso individuale di autoefficacia e un aumento dei tentativi di suicidio, minando così, in modo profondo, alla qualità vita, attraverso una violenza psicologica e in alcuni casi fisica sistematiche (per approfondire i danni psicologici dovuti alle discriminazioni leggi http://www.centrolamongolfiera.net/lostracismo/).
Per questo è importante che se ne parli e che l’educazione all’inclusione e al rispetto degli altri entrino a fare parte di programmi educativi in modo profondo, organizzato e trasversale a tutte le materie didattiche, perché solo parlandone possiamo accorgerci che la diversità, soprattutto in questo caso, non è niente di spaventoso, ma ci può solamente arricchire e può portare tuttƏ verso la libertà di esprimersi in modo autentico.
Avere timore di queste differenze e di questa varietà è pericoloso e irrazionale, ma non è insensato avere paura di qualcosa che non si conosce, per questo comprendere è il primo passo per liberarsi da stereotipi e pregiudizi.
Il costrutto cognitivo – motivazionale, teorizzato da Kruglanski, può aiutare a capire il consolidarsi degli stereotipi, dal punto di vista psicologico. Riguarda in generale la necessità di avere una risposta rapida e semplice a un quesito più o meno esplicito, con il fine di sopportare l’ambiguità. Si tratta del bisogno di chiusura cognitiva. Parliamo di bisogno di chiusura cognitiva disposizionale, quando il soggetto preferisce l’ordine all’ambiguità e non è molto interessato alle informazioni nuove o di bisogno di chiusura cognitiva situazionale quando questa necessità viene indotta da circostanze esterne alla persona.
In uno studio di Van Hiel e Mervielde è stata riscontrata una relazione negativa tra alti livelli di bisogno di chiusura cognitiva disposizionale e complessità cognitiva, quando i partecipanti all’esperimento avevano vincoli di tempo, utilizzavano spontaneamente soluzioni più semplici, di tipo euristico. Questo fenomeno può essere esteso anche a livello sociale, uno studio di Chirumbolo et al. mostra che i “conservatori” hanno un bisogno di chiusura cognitiva superiore ai progressisti.
Quello che però è più interessante sono le implicazioni che il bisogno di chiusura cognitiva situazionale può avere su una minoranza, su un fenomeno che richiede un grande sforzo cognitivo e un approfondimento notevole per poter essere visto con un “nuovo paio d’occhiali”. Il fatto che un individuo si trovi in una situazione di alto bisogno di chiusura cognitiva lo può portare a non riuscire a considerare ipotesi alternative alla prima che gli si era presentata davanti e la chiusura diventa, non solo di tipo cognitivo, ma anche fisica. Se la persona ha in mente uno stereotipo ecco che si fermerà a questa immagine non riuscendo ad andare oltre. La mancanza di dialogo che ne deriva fa nascere sempre lo stesso circolo vizioso. Se venisse fatto un buon lavoro sull’utilizzo degli stereotipi fin dalla prima infanzia, soprattutto se si insegnasse a riconoscerli, la stessa persona potrebbe avere le risorse per considerare anche altre possibilità, senza fermarsi alla prima rappresentazione che si forma nella sua testa.
Cosa puoi fare tu nella vita di tutti i giorni per combattere l’omofobia?
- Prima di tutto prova a capire quali sono i tuoi stereotipi e pregiudizi rispetto al fenomeno e informati per avere chiara la complessità.
- Prenditi cura gli uni degli altri. Evita di pensare in termini di “loro possono essere chi vogliono a me non importa”, ma considera invece che le discriminazioni riguardano ognuno di noi e se non agiamo attivamente siamo complici e contribuiamo a costruire una società in cui prevale l’odio.
- Inizia a utilizzare un linguaggio inclusivo, informati davvero sull’utilizzo del politically correct nella sua forma “corretta” appunto, senza farti prendere dalla moda di coloro che dicono “non si può più dire niente”. Non è vero. Il linguaggio inclusivo non limita la libertà di espressione. Si può parlare di tutto, ma basta imparare a farlo. Dopo uno sforzo iniziale ti sentirai anche tu più liberƏ.
- Intervieni quando vedi un’ingiustizia, soprattutto nei contesti che reputi più scomodi o difficili. Mettici la faccia. Dal tuo coraggio altre persone svilupperanno il proprio.
Alcuni termini importanti:
LGBTQIA+
Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali. Tutti gli orientamenti non compresi nella sigla sono indicati dal segno +.
Queer
Coloro che rinunciano alle etichette rispetto all’identità sessuale.
Cosa si intente per sesso biologico?
Il termine sesso deriva dal latino Sexum, diviso o separato.
La riproduzione “sessuale” favorisce l’evoluzione e lo scambio genetico (attraverso la separazione in parti e il ricongiungimento del corredo genetico). Il sesso può essere: gametico, gonadico, genitale, encefalico e psichico.
Cos’è l’identità di genere?
Sono gli aspetti che nelle società differenziano i maschi dalle femmine. Una divisione basata sull‘identità di genere è più complessa di una basata semplicemente sui comportamenti sessuali in quanto l’identità dell’individuo è più difficile da definire e ogni essere umano ha una concezione diversa della propria identità sessuale e del ruolo di genere che può derivarne. L’identità di genere può essere: maschile, femminile, intersessuale, transgender, transessuale.
Cos’è l’orientamento sessuale?
Per orientamento sessuale si intente il genere del partner da cui si è attratti. L’orientamento di un individuo può andare dalla completa eterosessualità alla completa omosessualità, comprendendo anche la bisessualità (attrazione per più generi) e l’asessualità (mancanza di attrazione che non necessariamente prevede la mancanza di piacere durante un rapporto). Non essendo una variabile categorica, non si può quantificare.
Cos’è il ruolo di genere?
È un insieme di atteggiamenti e comportamenti che la persona attribuisce al genere a cui sente di appartiene. Cambia da cultura a cultura (Nel DSM-5 il ruolo di genere corrisponde alla definizione di genere).
Cos’è l’identità sessuale?
L’identità sessuale comprende al suo interno identità di genere, ruolo sessuale e meta. È un concetto multifattoriale e biopsicosociale e comprende una serie di emozioni, sentimenti e comportamenti.
Ogni individuo fin dalla nascita è accolto e trattato anche in base alla sua appartenenza biologica a uno dei due generi; crescendo si costruisce un’identità sessuale in base ai rapporti con l’ambiente familiare e culturale in cui è inserito. Le relazioni con gli altri nella nostra società si impostano infatti in base al genere attribuito, anche prima di raggiungere la maturità sessuale.
Autrice: Dott.ssa Irene Certini
Revisora: Dott.ssa Sabrina Masetti
Bibliografia e sitografia:
Chirumbolo A., Sensales G., Kosic A. (2003) Ideologia, personalità e bisogno di chiusura cognitiva , disponibile al sitohttps://www.rivisteweb.it/doi/10.1421/8644
https://www.arcigay.it/non-restare-indifferente-combatti-lomobitransfobia/#.YMDb40zOPIU
https://www.bossy.it/se-sei-omofobo-sei-stronzo.html
https://www.retelenford.it/temi/omofobia-e-transfobia/
Palmonari A., Cavazza N., Rubini M. (2002), Psicologia sociale, il Mulino, Lucca
Van Hiel A. and Mervielde I. (2002) The Need for Closure and the Spontaneous Use of Complex and Simple Cognitive Structures, disponibile al sito https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/00224540309598463
https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra_uploads/lgbti-survey-country-data_italy.pdf
https://www.istitutobeck.com/omofobia-omofobia-interiorizzata
https://www.istitutobeck.com/beck-news/omofobia-interiorizzata-secondo-modello-del-minority-stress
http://risorselgbti.eu/wp-content/uploads/2020/05/Centro-Risorse-LGBTI_Hate-Crimes-No-More-Italy_Report.pdf